Addio al Maestro Agostino Bonalumi

«Se l'arte dice l'indicibile, io sto parlando del luogo dove è detto l'indicibile, che tale rimane».


Fu questo uno degli assiomi lapidari con cui Agostino Bonalumi, uno dei maggiori astrattisti del Novecento, osò definire la sua «rivoluzione».
Scomparso il 18 Settembre 2013 all'età di 78 anni, il maestro dell'«arte oggettuale» tanto amato da Gillo Dorfles se ne va proprio nel momento in cui le sue tele estroflesse hanno raggiunto stabilmente l'olimpo del grande mercato internazionale, quello impermeabile alle crisi. Sulle orme, per intenderci, dei compagni di strada Lucio Fontana, Enrico Castellani e Piero Manzoni. Un traguardo che l'artista lombardo ha coltivato dagli anni Sessanta con coerenza e dedizione monacale a un'idea dell'arte in cui l'opera è «luogo» prima ancora che oggetto. Di questa sua vocazione irriducibile si era subito accorto alla fine degli anni Cinquanta l'assemblatore anarchico Enrico Baj che lo tenne a bottega quando, poco più che ventenne, era ben deciso ad abbandonare gli studi tecnici per diventare... pittore.



In quelli anni Milano era un crogiuolo di idee e personalità destinate a fare la storia, e soprattutto a chiudere col passato.
Nella lunga carriera, l'artista di Vimercate ebbe il privilegio di esporre in una sala personale alla Biennale di Venezia del 1970, prendendovi parte anche negli anni 1966 e 1986. Tra le numerose esposizioni, la personale presso il Palazzo Te di Mantova nel 1980 e nel 2002, l'«Opera ambiente» allestita al Museo Guggenheim di Venezia, oltre alle partecipazioni alla Biennale di San Paolo del Brasile (1966), alla Biennale di Parigi (1968) e al Museum of Art di Fort Lauderdale (Florida) nel 1981. Poi, laddove l'arte era indicibile, c'erano i suoi versi, quelli pubblicati nei sei libri di poesia scritti tra il 2000 e il 2010.

http://it.wikipedia.org/wiki/Agostino_Bonalumi

Commenti

Post popolari in questo blog

La lettrice

Mark Rothko

Una piuma per sempre