L’anomalia climatica del Medioevo

Se il Medioevo sia stato certamente un “periodo caldo”, o meramente “un’anomalia climatica” o qualcosa di differente può essere materia di studi locali, scala dei valori esaminati, metodi analitici applicati. Recenti ricerche paloclimatologiche hanno fornito informazioni da differenti prospettive analitiche di questo affascinante periodo climatico.



Le ricerche riguardanti il clima del Medioevo iniziarono negli anni ‘60. Motivato da ricerche storiografiche sul Medioevo Hubert H. Lamb (1965) documentò l’incremento nella frequenza relativa di episodi caldi principalmente attorno all’Atlantico settentrionale e l’aumento di precipitazioni durante le stagioni fredde sulla Gran Bretagna (Lamb, 1965). Lamb documentò per primo l’Epoca Calda Medioevale (Medieval Warm Epoch) che successivamente chiamò Periodo Caldo Medioevale (Medieval Warm Period) che terminò circa nel 1300. Riconobbe che le evidenze implicavano che a causa “… del cambiamento dei venti da ovest, le rotte delle depressioni climatiche avrebbero dovuto avere una posizione media a nord della posizione attuale (1900-1939) (uno spostamento che probabilmente implica meno ghiacci marini)” (Lamb, 1965, 1969). Lamb enfatizzò quindi la relazione fra i cambiamenti nel clima di superficie e nella sua circolazione e l’idea di modesti ma persistenti cambiamenti nella circolazione invernale sopra l’Atlantico settentrionale e l’Europa durante i periodi medioevali.
Successivamente LaMarche (1974) usò la dendrocronologia ed altri dati per dedurre i cambiamenti climatici durante l’Olocene superiore nelle White Mountains californiane. Le sue analisi indicavano che le condizioni erano predominatamente più calde e secche dal 1000-1300, e più fredde ed umide dal 1400-1800. Mostrò che tali cambiamenti potevano venire spiegati da un movimento nord-sud delle rotte dei temporali/tempeste sopra la regione californiana. LaMarche indicò che la transizione dal Periodo Caldo Medioevale a quello successivo del Little Ice Age (LIA) sopra gli Stati Uniti occidentali era sincrona con quella riconosciuta da Lamb (1965) per il Nord Atlantico e l’Europa Occidentale, indicante quindi un possibile cambiamento globale nelle condizioni di circolazione climatiche.
Le più recenti ricostruzioni e simulazioni mostrano un chiaro periodo caldo sia estivo che invernale in Europa fra il 900 ed il 1050 durante il MCA (Anomalia Climatica Medioevale). La circolazione atmosferica mostra venti da occidente più forti che portano aria calda nel nord Europa durante il MCA, principalmente in inverno. Nella simulazione di Guiot et al. (2010) i venti occidentali sono più deboli in estate ed un flusso verso nord trasporta aria dall’Africa al centro del Mar Mediterraneo e sud Europa durante il MCA, contribuendo al riscaldamento simulato. Le prove di un clima generalmente più secco dal 1000 al 1200 sono riportate in vari studi. Le estati più umide sono state trovate durante il 13° e 14° secolo e possono essere aggiunte alle ampie carestie nel nord/centro Europa di quei momenti. In più, quelle estati possono aver contribuito alla seconda plaga pandemica, la peste nera.


Studi dendrocronologici e sulla biodiversità delle associazioni floristiche eseguiti in Europa rivelano che le temperature durante il MAC erano verosimilmente più alte che durante il 20° secolo, che i cambiamenti idroclimatici medioevali hanno talvolta ecceduto le recenti variazioni termiche e che le prove di un chiaro modello spazio-temporale del MCA rimangono ancora enigmatiche.

Per approfondimenti, consultare:
Lamb, H.H., 1965: The early medieval warm epoch and its sequel, Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology, 1: 13-37.
Bradley, R.S., Hughes, M.K. and Diaz, H.F., 2003: Climate in Medieval Time, Science, 302: 404-405.

http://www.pages-igbp.org/products/newsletters/ref2011_1.html

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